E’ semplice constatare il profondo piacere che molte persone, tra cui la sottoscritta, trovano nell’ascoltare e, ove possibile, diffondere, pettegolezzi sulla vita delle persone. È convinzione generale, però, che ci sia qualcosa di immorale e spregevole nel parlare dei fatti altrui o più semplicemente si pensa che siano sterili comunicazioni, prive di alcun valore e coloro che se ne fanno portavoce siano solo da disapprovare. Quante volte vi siete sentiti in colpa o imbarazzati nell’ammettere di aver sfogliato giornali come Novella 2000 o invece di lavorare vi siete persi nella rete a caccia dell’ultima notizia sul caso Marrazzo?
Ebbene, state pure tranquilli! Infatti vi mostrerò con i fatti che questi sono luoghi comuni, che questo passatempo è più diffuso di quanto si pensi e che assolve a funzioni complesse nei gruppi umani.
Non so se vi ricordate dell’affaire Clinton-Lewinsky. Era il 1998. Per mesi tutti, dalla carta stampata, alle televisioni fino a internet (che diventerà il mezzo di comunicazione per eccellenza di questa storia) non si occuparono d’altro. Anche televisioni e giornali non propriamente scandalistici ma con fama culturale o di approfondimento, si occuparono in modo costante della notizia. Il canale TV via cavo MSNBC adotta la strategia “All Monica, all the time” per migliorare i propri indici di ascolto tutt’altro che soddisfacenti: il giorno dello scandalo, MSNBC vide i suoi ascolti salire del 131% rispetto alla media dei giorni precedenti.
In quell’occasione il mondo si scopre incredibilmente affamato di qualsiasi tipo di dettagli (anche e soprattutto di quelli inopportuni) sui giochi extraconiugali del presidente americano. Il culmine di questa ubriacatura da pettegolezzo si ebbe il 17 Agosto quando Clinton, nell’interrogatorio del procuratore Starr, ammette, in un calvario di quattro ore trasmesso in mondovisione, la ” relazione inappropriata”.
Da allora il pettegolezzo ha subito una sorta di sdoganamento. Di sicuro è sempre esistito ma mai come negli ultimi tempi sempre più permea ogni aspetto della nostra società. Sembrerebbe poi che vi sia una condivisa equazione per cui maggiore è la diffusione del pettegolezzo e maggiore sarebbe la democrazia di quella società. Come se il requisito fondamentale della democrazia fosse la trasparenza che non lascia segreto nulla.
Ma come mai gli esseri umani sono così affascinati nell’ascoltare e raccontare le storie intime di una persona? Proviamo a trovare una risposta e per farlo partiamo dall’etimo della parola.
E’ opinione comune che il pettegolezzo sia una prerogativa delle donne e che queste ne siano i naturali veicolatori. La stretta connessione tra donne e pettegolezzo viene sottolineata soprattutto nella tradizione europea, perlomeno etimologicamente parlando. Infatti, in francese pettegolezzo si dice commerage che proviene da commeter e cioè madrina. Il francese distingue inoltre i ragot , letteralmente il grugnito del cinghiale, che sono pettegolezzi di più basso livello (quasi delle calunnie) dal cancan (starnazzare delle anatre) e potin quel pettegolezzo che riguarda soprattutto la vita privata delle persone. Anche nello spagnolo abbiamo lo stesso concetto: comadreo viene da comare, comare o vicina di casa. E ancora, in inglese gossip viene da god-sib cioè madrina e in russo per dire “corre voce” si dice babushka skazala e cioè nonnina diceva. Solo in italiano l’origine è meno evidente e quindi l’etimologia appare ancora incerta. Sicuramente si tratta di una parola settentrionale presente già dal 500: alcuni la connettono a putus (ragazzo), altri a petere (andare verso, ricercare), altri ancora la fanno risalire dal latino pithecus (scimmia) mentre infine alcuni pensano da peto (proprio a sottolinearne l’incontinenza linguistica). Quest’ultima ipotesi è rafforzata da alcuni detti dialettali: in veneto si dice contar tutti i peti e in bolognese cunter tutti i su pet ambedue nel senso di raccontar i fatti propri. Dunque in molte lingue europee i termini che definiscono il pettegolezzo muovono tutti dallo stesso concetto e cioè che ci sia una comare intenta a ricamar sui fatti altrui. Ma come mai proprio una comare e non una sorella, una moglie o una madre?
Questa specificità potrebbe essere spiegata dal fatto che la madrina è, nel battesimo, colei che rappresenta la comunità nella presentazione ufficiale del nuovo nato. Quindi il ruolo della madrina è, e lo è stato soprattutto nel passato, quello di trait d’union tra la sfera privata della famiglia e la sfera pubblica della società. Le comari erano delle figure a metà strada tra le madri biologiche e le istituzioni sociali, delle socializzatrici dei segreti del focolare domestico a tutta la comunità pubblica.
Nella seconda parte vi parlerò del perchè si fa del pettegolezzo e quali sono le motivazioni sociali sottostanti.